Cronaca

Viaggio in via Mazzini, tra negozi sfitti e telecamere: "Non ci sentiamo tutelati"

Dopo le aggressioni dei giorni scorsi abbiamo trascorso un pomeriggio tra le gallerie del centro: tra spazi abbandonati, giovanissimi che si ritrovano sulle scale e divieti. Il racconto e le voci dei commercianti e dei passanti

Un pomeriggio in via Mazzini dopo le polemiche relative alle aggressioni avvenute sotto i portici, in pieno centro storico a Parma. Giovani e giovanissimi infatti si sono resi protagonisti di episodi di violenza gratuita che hanno sconvolto l'opinione pubblica: i cittadini, anche tramite i giornali, hanno reso pubbliche le loro idee rispetto a ciò che è accaduto. Le Istituzioni, riunite in un Tavolo la mattina del 15 febbraio, hanno cercato strumenti per combattere il fenomeno della violenza giovanile, sottolinenando il fatto che il 50% di questi episodi non vengono denunciati. IL RACCONTO

Abbiamo trascorso alcune ore tra la galleria Polidoro e via Mazzini, nei luoghi frequentati da tanti ragazzi e ragazze che, dopo la scuola, si ritrovano qui e si siedono sugli scalini. Nel corso di tre ore c'è stato un via vai di pochi studenti, tra i 14 e i 17 anni, che si sono semplicemente seduti a parlare. Il problema di questa zona del centro è anche la chiusura di alcuni negozi della galleria: tra cartelli affittasi e edifici vuoti si respira l'atmosfera dell'abbandono e della rassegnazione. Ma ci sono altre attività che resistono. Qualcuno ha affisso un cartello con scritto 'Proprietà privata, vietato sedersi sulle scale' sugli scalini dove abitualmente stazionano gruppetti di adolescenti che si ritrovano sotto le gallerie di via Mazzini. Per molti commercianti la presenza dei ragazzi è molto più che un fastidio: "Abbiamo paura perchè questi ragazzi stazionano davanti ai nostri negozi e in alcuni casi abbiamo anche subito danneggiamenti. Con l'installazione delle telecamere da parte del Comune la situazione è leggermente migliorata".
LE VOCI DA VIA MAZZINI 

"Quello che è successo sabato pomeriggio è sconvolgente, anche perchè nessuno è intervenuto e tutti sono rimasti a guardare. Se ci fossi stata io non sarei rimasta con le mani in mano" ci racconta una ragazza di una trentina d'anni che si è fermata per mandare un messaggio, proprio alla fermata dell'autobus dove è avvenuta l'aggressione al 44enne. "Non credo che il problema sia da imputare alla presenza di questi ragazzi in questa specifica via ma al fatto che in generale i giovani non hanno più valori e non sanno cosa fare, come divertirsi. L'idea che il più violento vinca e abbia successo all'interno di una compagnia è bullismo e va trattato come tale". 


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