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Al Teatro al Parco di Parma “Le rane”, in scena cittadini e attori per rifondare il legame tra società e teatro

 Sabato 3 dicembre alle 21 al Teatro al Parco di Parma, nell’ambito della stagione del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, va in scena “Le Rane”, da Aristofane, progetto e regia di Marco Cacciola. Prodotto da Elsinor Centro di Produzione Teatrale, Teatri di Bari e Briciole/Solares, lo spettacolo vede in scena un coro di cittadini, scelti con un laboratorio in ogni località toccata dalla tournée, che affiancano il nucleo di giovani artisti, provando a rifondare l’antico legame esistente tra società e teatro. Una delle opere più celebri di Aristofane rivive dunque in un allestimento condiviso che accompagna il pubblico in un divertente e visionario viaggio negli inferi. In scena assistiamo alle rocambolesche peripezie del dio Dioniso e del suo servo Xantia, diretti verso l’Ade per riportare in vita un Poeta che salvi la città dal degrado culturale. “Il teatro - spiega il regista Marco Cacciola - è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività, la sfida è ricucire il dialogo interrotto. Nelle tragedie e nelle commedie della Grecia classica in scena erano impegnati pochi attori e un coro formato da cittadini ateniesi, scelti attraverso laboratori. Allo stesso modo, per coinvolgere realmente la comunità, ho tradotto quella pratica, immaginando uno spettacolo che impegni in scena attori professionisti e cittadini. Nell’epoca dei grandi media virtuali, affrontiamo la materia sacra di persona. Nell’epoca del solipsismo sempre più disperato, ci uniamo in cerchio e ci facciamo comunità”. 

La struttura stessa dell’opera originale ha suggerito le modalità di lavoro: una drammaturgia on the road divisa in due parti molto diverse tra loro, così come potrebbero apparire diversi i due protagonisti. La loro continua relazione di scambio, mascheramento e svelamento, oltre che sintomatica del trasformismo politico denunciato da Aristofane, ci mostra invece come in fondo entrambi non siano che due aspetti della nostra umanità, in bilico tra afflato divino e greve animalità. Due facce di quel che è la commedia, un elastico teso tra alto e basso, tra poetico e popolare. In questo modo i temi principali (l’importanza della cultura e del suo valore sociale-politico, il pacifismo, la responsabilità individuale e collettiva, l’interrogarsi sul futuro) possono essere trattati alternando l’identificazione più emotiva, capace di abolire distanze e conflitti, con la farsa più divertente, capace di deviare da percorsi già battuti. Il viaggio del dio e del servo è prima disseminato di incontri singoli che tracciano il percorso, poi si estende a tutto il coro e, infine, all’altra metà del cerchio, il pubblico. Ed è in questo momento, quando varcano le soglie del mondo di qua, che avviene la cesura, che è anche un atto di responsabilità. Il coro dei cittadini invade la scena spezzando il procedere della trama e provando a farsi crepa, a sospendere quell’idea di storia come linea retta, progressione continua che non permette di immaginare altro che un futuro come ripetizione corrotta di un eterno presente.

Lo spettacolo è interpretato da, in ordine di apparizione, Giorgia Favoti, Matteo Ippolito, Lucia Limonta, Claudia Marsicano, Francesco Rina, e un coro di cittadini, traduzione Maddalena Giovannelli, Martina Treu, dramaturg Lorenzo Ponte, scene Federico Biancalani, costumi Elisa Zammarchi, direzione tecnica Rossano Siragusano, musiche e suono Marco Mantovani, assistente alla regia Gabriele Anzaldi. 

Biglietti in vendita sul circuito Vivaticket e al Teatro al Parco. Informazioni e prenotazioni: 0521 992044, biglietteriabriciolesolaresdellearti.it.


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