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Dino Campana: la partenza e il ritorno ai diari

Sabato 28 Maggio alle ore 18 in Libreria un adattamento dello spettacolo ''La partenza e il ritorno: Dino Campana''.
Voci: Paola Ferrari, Raffaele Rinaldi
Selezione testi, drammaturgia: Paola Ferrari
Plettri : Rocco Rosignoli.
Un viaggio tra vissuto, vagabondaggi poetici e amorosi di Dino Campana, poeta che sfugge ad ogni possibile classificazione o definizione tanto è vasto il campo in cui si esprime la sua arte.
Pazzo, visionario, orfico, vagabondo? Queste sono solo alcune delle definizioni attribuite a questo autore, ma nessuna capace di abbracciare pienamente la sua vita e la sua opera.
La sua poesia è moderna, e tuttavia è piena di richiami dannunziani e leopardiani e di rimandi ai classici. Ricca di musicalità, in un fluire di versi dove l'ordine sintattico è sconvolto in vari modi e la cui coerenza si raggiunge solo sacrificando ogni plausibile significato.
Basta solo lasciarsi trasportare dalle suggestioni, sollecitate da una scrittura che, come ha definito Emilio Cecchi, è una scossa elettrica, un atto esplosivo: "l'atto del poetare di Campana proveniva in lui da un incanto di realtà schiettissimo". Nelle sue liriche, pervase di elementi naturali (cielo, chimere, acqua..), si avverte tutto il fascino delle atmosfere crepuscolari, delle notti stellate, della luna sui campi. E' un grande poeta per immagini, che sceglie come maestri i pittori del Rinascimento da Piero della Francesca a Leonardo.
Nato a Marradi (Firenze) nel 1885 Dino Campana ha vissuto una giovinezza travagliata che lo porta ad interrompere gli studi di chimica pura all'università di Bologna. Dopo un ricovero al manicomio di Imola (1906) inizia una serie di vagabondaggi, sperimentando ogni sorta di mestieri: percorre l'Italia in treno e a piedi, passa le Alpi, va in Svizzera, Francia, Belgio, percorre l'Argentina, torna a Marradi, riparte. Negli intervalli della sua vita errante scrive e riscrive il libro che avrebbe dovuto costituire il significato ultimo della sua esistenza. Nell'autunno 1913 porta a Firenze, per consegnarlo a Soffici e Papini il quadernetto dei suoi Canti orfici, ma nella primavera successiva è costretto a riscriverli perché Soffici ha perduto il manoscritto. Li fa stampare privatamente da un tipografo di Marradi.
Continua a viaggiare. Nel 1916 conosce la poetessa Sibilla Aleramo e inizia con lei una profonda, passionale, tumultuosa relazione, testimoniata da un intenso carteggio. Il loro doloroso viaggio chiamato amore ha fine definitivamente davanti al cancello del manicomio di San Salvi (Firenze) dove, nel gennaio 1918, Campana viene internato e dove vi resterà fino alla morte (marzo 1932).
Lo spettacolo, nella sua versione teatrale ha debuttato al Parma Poesia Festival nel 2011 e il 20 agosto 2012 è stato rappresentato a Marradi presso il Centro Studi Campaniani in occasione degli annuali festeggiamenti per la nascita del poeta.


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