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Vittorio Spaggiari, mostra 'Frammenti / decorattivo' alla Galleria Sant'Andrea

DETTO SPAGO

Il mondo non è rotondo, ma è piatto come la provincia di Parma, una provincia fatta da un numero infinito di pixel colorati, ognuno dei quali contiene un proprio universo, seguendo una narrazione priva di orizzonte e di un significato complessivo, simile a un sistema molecolare in continua evoluzione; come i frammenti di un ologramma, dove ogni minuscola particella riproduce il tutto, perché tra l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande non esiste differenza. Se il tardo-futurista Fortunato Depero cercava, senza riuscirci, di costruire attraverso con i frammenti della modernità, dei solidi monumenti, Detto Spago, al contrario lavora a disintegrare la modernità riportandola alla sua vera natura di sciame energetico, privo di un progetto e di un destino complessivo.

Nella magica pianura di Parma, dove si trova la nobile città di Parma, attraversata dall'agile torrente Parma, tutto sembra auto-referenziale, un giacimento di diverticoli che produce infiammazioni che arrivano fino a Milano; la ribaltano, la rinnovano, la fanno evolvere, come potrebbe fare un cervello artificiale che agisce su parti anatomiche apparentemente lontane.

Ugualmente le grandi tele variopinte di Detto Spago, non sono astratte ne decorative, ma rappresentano la sezione di un corpo vivo, policromo, policentrico, caotico, ma dotato di una propria intelligenza; pieno di informazioni, un tutto-pieno di innovazione. Un territorio fertile, elegante e molto intelligente, come quando la periferia riesce a diventare il miglior osservatorio di un mondo che ruzzola nel vuoto.

Andrea Branzi


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