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l'uomo può essere disumano? con luigi alfieri per la nona edizione del corso pensare la vita

Comunicato stampa n.1 – Alfieri
“L’uomo può essere disumano?” Con questa questione si apre il ciclo di incontri filosofici “Pensare la vita”, giunto quest’anno alla nona edizione. Il corso, dedicato al tema della disumanità, si articolerà in 8 lezioni, aperte a tutti, che si svolgeranno ogni lunedì alle ore 18 al cinema Astra di Parma, dall’ 11 febbraio fino al 1° aprile. Ad introdurci nel cuore delle questioni che il tema -tanto attuale quanto complesso - della disumanità porta con sé, sarà Luigi Alfieri, ordinario di Antropologia sociale presso l’Università di Urbino Carlo BO, studioso del pensiero di Nietzsche, di Hegel, di mitologia e di simbolica politica. Lo affiancherà come moderatrice Donatella Gorreta, docente nelle scuole secondarie.
Nell’immaginario comune, secondo il relatore, quando si definisce un comportamento “disumano”, si vuole indicare una mancanza di benevolenza, un aspetto negativo, che, essendosi presentato, nega l’uomo stesso. Il punto però è che questo concetto si riferisce ad un modo intrinsecamente malvagio di essere umani. Può il male essere umano? Possono esserci uomini che sono davvero umani e uomini che non sono correttamente umani? Il giudizio che si esprime col termine “disumano” non è un giudizio morale, ma un giudizio antropologico. È come se operasse una sorta di spaccatura, che ci porta ad interrogarci sui contenuti e sull’applicabilità del concetto di “genere umano”. Dove finisce l’uomo e inizia il demonico, il bestiale? Si chiede Alfieri: questa distinzione è davvero funzionale o si rivela problematica? Nella storia, paradossalmente, ogni volta che altri esseri umani sono stati spogliati della propria umanità, sono spesso stati vittime di comportamenti “disumani”. Ecco che la questione morale e antropologica si intrecciano di nuovo.
L’iniziativa, valida anche come corso di aggiornamento degli insegnanti, è promossa dall’associazione “La Ginestra”, su incarico del Comune di Parma con il patrocinio, tra gli altri, del Dipartimento di Discipline umanistiche, sociali e delle imprese culturali dell’Università di Parma.


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