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“This is me”, al Teatro al Parco un autoritratto adolescente

Undici adolescenti di Parma hanno sperimentato per alcuni mesi uno spazio di libertà e di ricerca condivisa intorno alla propria identità, ai propri pensieri e alle proprie emozioni. Un pezzo di strada percorso insieme, che ha generato un racconto intimo, un autoritratto realizzato attraverso gli strumenti della creatività. “This is me”, un progetto della compagnia rodisio ideato e diretto da Manuela Capece e Davide Doro, promosso dal Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, dal Settore Sociale e dal Centro per le Famiglie del Comune di Parma, restituisce ora l’esperienza di questi adolescenti in una azione scenica che avrà luogo al Teatro al Parco, il 19 maggio alle 21, ingresso gratuito. Sul palco, in ordine alfabetico: Bukola, Cristin, Franco, Gurshan, Indira, Jhackomo, Mars, Marti, Oceanne, Tarik, Vanessa.

In un tempo caratterizzato dalla ricerca del consenso sulla propria immagine, non è facile per un adolescente misurarsi con il mondo. “This is me” ha aperto una riflessione condivisa sul grande interesse dell’epoca in cui viviamo per l’autorappresentazione, per la rappresentazione del sé. La ricerca che si è intrapresa ha accompagnato gli adolescenti in un percorso di accettazione e valorizzazione della propria identità, in cui sono stati proprio gli elementi più fragili a scatenare il processo creativo più interessante, arricchendo e potenziando l'immagine che ciascuno ha di sé. In un percorso fatto di improvvisazione fisica, teatro, scrittura e fotografia, è stato messo al centro il significato potente della molteplicità, liberata da ogni stereotipo.
«Abbiamo bisogno – raccontano Capece e Doro - di uno sguardo creativo sulle cose, di uno spazio e di un tempo altri, dove esercitare il proprio istinto creativo e  imparare il valore dell’ascolto, nella concretezza di un corpo accanto all’altro. Uno spazio aperto e protetto insieme, capace di ospitare ogni espressione, ogni forma possibile. Lo spazio scenico ha permesso di confrontarsi con i limiti, di attendere e di agire, ha accettato il paradosso, ha accolto il pieno come il vuoto, consentendo il piacere di giocare, di fare per finta ma per davvero. L’esperienza teatrale offre il privilegio di uno spazio libero, permette concretamente l’incontro e lo scontro sempre costruttivi, assicurando aria al piccolo fuoco che deve alimentarsi. Abbiamo bisogno di sguardi in movimento per comprendere l’importanza dell’incompleto, del cerchio che resta aperto, del segno che lascia spazio per un altro segno. Abbiamo bisogno di spazi dove privilegiare l’asimmetrico, l’imperfetto e soprattutto il vuoto, che è origine di tutto. A teatro per prima cosa si accetta e si accoglie. Poi ci sono la scelta, la trasformazione, il mutamento, la metamorfosi. Guardiamo ai ragazzi come a ribelli inconsapevoli.  Sappiamo che hanno bisogno di riti e ostacoli, di molte parole e di adulti meno spaventati».
Informazioni: 0521 992044, .


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