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Parma 1913 | L'orgoglio di Lucarelli: "Abbiamo dato una lezione di vita l'anno scorso..."

Il capitano crociato, vincitore di un altro premio 1L'Altro Pallone' ritirato a Milano, rincara la dose a proposito della scorsa stagione: "Se siamo arrivati a questo punto, è perché ci sono delle norme non così stringenti e che talvolta vengono aggirate da persone senza scrupoli"

"Alessandro Lucarelli, suo malgrado, ha avuto lo spazio mediatico, perché il Parma è stato ed è un emblema di regole da cambiare e da professionismo da difendere". Lo ha detto Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione italiana calciatori, durante la consegna del premio 'L'Altro Pallone' ad Alessandro Lucarelli, capitano del Parma 1913, ritirato a Palazzo Isimbardi, a Milano. "A Parma - ha aggiunto - si sono succeduti personaggi che hanno usato la squadra per fini personali e per avere un tornaconto personale. L'anno scorso c'era la voglia di dimostrare che il Parma non era il Manenti di turno o il Taci di turno. Lucarelli è ancora il capitano della squadra, che sta cercando di arrivare al professionismo. Uno dei nostri obiettivi è rappresentare un altro calcio e un altro tipo di calciatore, un altro è far capire ai giocatori che c'è una responsabilità". 

"Magari, tutti hanno detto mai più casi Parma, però tutti vanno avanti per la propria strada e tutto si zittisce e non ne parla più nessuno. Io mi auguro che ci sia veramente la voglia di cambiare, perché a livello europeo siamo molto indietro rispetto alle altre nazioni". Così il capitano del Parma, Lucarelli, margine del ritiro del premio 'L'Altro Pallone' -. "La Figc - ha aggiunto - deve far rispettare le norme. E, se non ci sono, metterne delle nuove per far sì che non succedano più casi Parma. Perché noi, purtroppo, siamo rimasti dentro un sistema che faceva acqua. Abbiamo lavorato con i compagni per far cambiare alcune norme. Se ci fossero state, il Parma non sarebbe fallito, forse. Ci sono stati tre cambi di presidente a un euro, è stato concesso di fare mercato a gennaio a noi, quando non prendevamo gli stipendi da settembre. Insomma, ci vogliono le regole e, se si ha voglia di metterle in pratica, si può fare. Però bisogna avere la voglia di farlo. Per quanto riguarda il premio, sono orgoglioso di ricevere questo riconoscimento che vale per l'aspetto morale prima che sportivo. Io l'anno scorso rappresentavo una squadra. La parola professionismo - ha spiegato - da novembre non è più esistita. Siamo andati avanti tra mille difficoltà, ma con grande dignità e orgoglio e con la voglia di dimostrare al calcio che i valori ci sono. Però dobbiamo avere delle istituzioni dietro che ci consentano di fare i professionisti, l'anno scorso non è successo. Le istituzioni qualcosa in più potevano fare. Siamo andati avanti, perché ci siamo sentiti di farlo soprattutto per i tifosi, che all'inizio dell'anno hanno tirato i fuori dalla tasca i soldi per l'abbonamento. Ma anche per tutti i dipendenti, che ci hanno concesso di terminare la stagione. Lo abbiamo fatto per dare una speranza che qualcuno salvasse il calcio. Ma, questo, purtroppo non è avvenuto. Abbiamo dato una lezione di vita a tanti, soprattutto, nell'ambiente calcio". 


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