Sport

Parma, cosa va e cosa non va? Si riparte dal Mudo, ma serve un esterno (e un terzino)

La squadra cresce con il suo leader tecnico, Vazquez: ma il reparto offensivo è un'incognita

Fabio Pecchia - foto parmacalcio1913.com

Un 2-0 rifilato alla modesta Feralpisalò (che mira alle prime posizioni di classifica in Serie C per giocarsela eventualmente ai playoff) e un pari convincente che sta stretto al Parma contro la più ambiziosa Samp (squadra che si sta rifacendo il look per provare ancora a rimanere nella massima categoria dopo aver rischiato di perderla a lungo l'anno scorso). Il bilancio delle prime settimane di lavoro per Fabio Pecchia è oggettivamente positivo. La squadra cresce, il lavoro del nuovo tecnico si sente e si vede, il gruppo è più unito e i calciatori agiscono secondo quelli che sono i dettami della guida in panchina. Un po' è cambiata anche la filosofia della proprietà americana: l'anno scorso Krause aveva dettato la linea internazionale. Pochi italiani, tanti ragazzi provenienti da altri campionati che hanno faticato abbastanza prima di prendere le misure con il nostro calcio. Molti faticano ancora. E il risultato, assieme ad altre scelte sbagliate, è stato quello di relegare una squadra con dentro gente come Buffon e Vazquez su tutti al 12esimo posto in Serie B. E, come se non bastasse, sempre lontana dal tavolo delle grandi e mai in lotta per un posto nelle prime otto. Un fallimento. Quest'anno le cose sono leggermente cambiate. L'identità della squadra è riconoscibile in Pecchia in panchina e in Franco Vazquez in campo. Sono loro i leader, il primo carismatico, il secondo tecnico, di una squadra che aspetta il miglior Buffon, che può contare sulla forza e l'esperienza di un centrale di difesa 'vero' come Romagnoli e sulla grinta di Estevez, oltre che sulla freschezza di quei giovani che ieri erano la rivoluzione e che oggi rappresentano un passo in avanti notevole nel percorso integrativo cominciato con la scelta di Pecchia in panchina e la conferma della maggior parte dei calciatori presenti l'anno scorso. Ma cosa funziona e cosa non funziona. 

Cosa va
 

Vazquez, sempre una garanzia. 
El Mudo è il perno del gioco di Pecchia. Partecipa alla fase di pressione, con il compito di schermare più possibile il palleggio da dietro degli avversari. Lavora al recupero palla muovendosi con la squadra e appena gli arriva tra i piedi sfrutta gli spazi creati ad arte dai compagni che intorno a lui devono sempre farsi trovare pronti a ricevere. Una volta in posizione frontale alla porta, calcia o assiste i compagni. Un giocatore che può far saltare il banco.

Pressing e recupero. 
E verticalizzazione. L'ultimo passaggio spetta quasi sempre a Vazquez, ma la fase che viene prima è fondamentale nel calcio di Pecchia. Pressione forte, riconquista della palla e passaggio filtrante all'uomo libero. Immediato. Tre punti che fanno parte di una fase di gioco fondamentale. Il Parma quando ha spazio gioca di prima (vedi il gol di Juric con la Samp) e si nutre di scambi nello stretto. Fondamentali in queste occasioni le ali che, con i loro movimenti, portano gli avversari ad allargarsi e i compagni a venire a giocare nello spazio creato. Diventano importanti i due mediani davanti alla difesa, chiamati in fase di possesso a partecipare.

Giovani di belle speranze
L'anno scorso, a furia di fare incetta di ragazzi abituati a un altro calcio, il Parma è riuscito a scovare almeno un paio di giocatori forti dai quali ripartire. Bernabé su tutti: l'asso spagnolo convinto da Maresca a scegliere il Ducato è diventato una bella sorpresa nella seconda parte di stagione. Chi è piaciuto da subito è stato Benek, polacco che ancora è lontano dalla forma migliore ma che piano piano cresce. A patto che non diventi un equivoco tattico: che ruolo deve fare? Esterno o punta? E poi c'è Nathan Buayi-Kiala che ha impressionato tutti per come detta i tempi di gioco, interpreta il ruolo e cuce. Primo tra tutti: Pecchia. Che vuole valutarlo con avversari di spessore. 

Cosa non va

Manca un esterno
Il tridente alle spalle dell'unica punta, che per gli uomini mercato del Parma può essere uno tra Benek, Inglese e Tutino, manca di un esterno offensivo. Uno alla Callejon tanto per intenderci, bravo a cucire il gioco tra i reparti, a dare equilibrio alla manovra e a fare le due fasi. Soprattutto, a vedere il movimento del compagno che taglia in area di rigore e servirlo. Se salta l'uomo e arriva sul fondo per il cross è ancora meglio. 

Terzino sinistro
Oosterwolde sarà anche un buonissimo profilo da qui a qualche anno, ma nell'immediato non si può pensare di affrontare un percorso lungo e logorante come la Serie B con l'olandese. Sarà cresciuto rispetto all'anno scorso, ma non offre garanzie per il momento. Il suo sostituto, Zagaritis, era in partenza fino a qualche settimana fa. Il mercato ne porterà uno in dote, ma non ora. 

Attaccante
Bello voler puntare su Roberto Inglese, uno che merita ancora un'altra chance. Se l'attaccante sta bene, di sicuro può diventare il 'Coda' della situazione. A patto che abbia superato i problemi fisici, come tutti si augurano e che sia in grado di sostenere un campionato duro come la B. Se così fosse, Parma e il Parma sarebbero al sicuro. E sarebbe straordinario tornare a guardare uno dei calciatori più decisivi calcare il campo con convinzione e tornare a fare quello che ha spesso fatto: gol. In caso contrario restano in rosa Benek e Tutino, in grado di ricoprire la doppia posizione. Ma basterà?


Si parla di