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Parma, resti nel gruppone ma quanto rammarico

La squadra di D'Aversa ha perso terreno nei confronti della prima (-6 dal Palermo campione d'inverno). Cosa è andato e cosa no in questo girone d'andata

Roberto D'Aversa - foto D. Fornari

Il Parma ha chiuso il girone d'andata in linea con le prospettive della società e del tecnico Roberto D'Aversa che può vantare la difesa meno perforata del campionato. I 17 gol incassati (tanti quanti ne ha subiti il Palermo), fanno in modo che i crociati possano puntare su un equilibrio difensivo importante che garantisce grande compattezza e affidabilità. Detto questo, il terzo 0-0 consecutivo - quarto pareggio di fila, sesto in totale - ha certificato ancora una volta le difficoltà del Parma in zona gol, acuite dalla cronica assenza, a questo punto, di un centravanti di ruolo che sappia giocare per la squadra, tenere il pallone quando serve, sgomitare e favorire gli ingressi in area delle mezz'ali e i tagli degli attaccanti esterni. E, all'occorrenza, fare gol perché se non segni non ne vinci di partite. Regola banale ma quanto mai efficace nel gioco del calcio. Detto della grande compattezza e della granitica sostanza testimoniata dai ragazzi di D'Aversa anche in inferiorità numerica - mercoledì lo Spezia non ha mai tirato in porta dopo l'espulsione folle di capitan Lucarelli - resta il problema del gol, che forse il mercato potrebbe risolvere solo in parte. Il terzo pareggio senza reti ha confermato le difficoltà nello sviluppo del gioco e della fase offensiva, ma quello che preoccupa di più è la scarsa propensione a creare i presupposti per segnare. Tranne che di rimessa - vedi Bari e Spezia - il Parma non ha creato molto e in 270' ha segnato zero gol. Uno a Terni, contro la squadra di Pochesci, nato da un'invenzione di Di Gaudio, ma lì qualche tentativo in più c'era stato. Più di qualcuno, a dire la verità. E in un dicembre avarissimo di punti, sette su quindici disponibili (meno della metà), il Parma ha perso anche qualche certezza in fase offensiva, dove senza Calaiò (assente dalla partita con l'Ascoli vinta per 4-0), la squadra ha segnato la miseria di 5 gol in sei partite. Giusto per evidenziare quanto sia difficile giocare senza il giocatore che più di tutti incarna spirito di sacrificio e quantità, oltre che una discreta dose di qualità davanti. 

COSA VA - Nonostante questi numeri impietosi, il Parma può comunque ritenersi soddisfatto perché - come voleva la società - è rimasta agganciata alle prime della classe. Il rammarico, se si vanno ad analizzare le partite, aumenta però perché la sensazione di aver buttato per strada punti e disseminato risultati ti permette di recriminare su delle situazioni che francamente la squadra avrebbe dovuto sfruttare meglio. I 33 punti però sono frutto di un gioco a tratti buono e di una fase difensiva molto valida. Oltre alle individualità, vedi Insigne esploso proprio quanto meno ce lo aspettavamo, che hanno consentito di mascherare limiti comuni alla maggior parte delle squadre di Serie B, il Parma può vantarsi di aver messo del fieno in cascina per l'inverno e di poter lottare ancora per un obiettivo concreto. Se i play off dall'inizio della stagione sono l'obiettivo dichiarato dalla società, si può dire che il Parma è perfettamente in linea con il volere dei proprietari. 

COSA NON VA - La netta sensazione di essere però sempre in partita - sia nei novanta minuti, sia per quanto riguarda la classifica - fa aumentare l'amarezza per non aver saputo chiudere prima certi discorsi e di aver disseminato per aria tutto il lavoro costruito tra tante difficoltà. Sicuramente il problema di non aver avuto Ceravolo a disposizione da subito non può passare inosservato. Se si calcola poi anche il problema di Calaiò poi, si capisce quanto sia difficile giocare come vuole l'allenatore. Ma la filosofia di D'Aversa che mira prima a non prenderle e poi a tuffarsi davanti facendo male con la tecnica e la velocità dei suoi interpreti, ha - in qualche partita - fatto male alla squadra. Che fatica a chiudere le gare seppur creando tantissimo e che ultimamente è diventata prevedibile, frutto di un gioco che non sfocia in verticale. E le poche palle gol che ha le spreca. Non segna da 270' e contro avversari oggettivamente più deboli - vedi Cesena e Spezia per citarne due - il Parma ha sprecato l'occasione giusta per affermarsi in vetta. E tante altre ne ha gettate alle ortiche, con la consapevolezza che questi punti persi per strada pesano e peseranno tanto da qui ad andare alla fine di un campionato che resta comunque equilibrato. Nel giro di quattro partite, la squadra di D'Aversa ha perso tre posizioni scivolando dalla seconda alla quinta. Tutte sono divise da poche distanze (dalla prima alla quinta appunto ci sono sei punti), ma risalire potrebbe essere un problema se non si trova una soluzione. 


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