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Parma, risolvi il problema del gol

I crociati a secco nell’ultimo turno hanno sempre faticato a segnare: eppure le occasioni non mancano

foto: D. Fornari

“Non era facile sfondare. Davanti non siamo così alti per poter giocare con i cross, così ci abbiamo provato entrando in area palla al piede e, forse, dovevamo tirare un po’ di più da fuori area”. Testi e musica di Yves Baraye che da qualche partita – quattro per la precisione –  sembra un po’ alla ricerca della zolla perduta. Nell’Odissea del maestro Yves c’è però una costante: la difficoltà nell’interpretazione del ruolo di Calaiò, o di centravanti, mettetela come volete, soprattutto quando gli avversari la mettono sul fisico e ti lasciano solo un pizzico di profondità. Una fessura piccola nella quale entrare è difficile ma non impossibile, dove devi lasciare il segno nelle poche occasioni in cui riesci a valicarla. E ogni volta che il gioco si fa duro – vedi la partita contro il Cesena – Baraye perde il contatto con il terreno di gioco intestardendosi  nel voler risolvere le cose da solo, come quando si giocava in Serie D. 

Ma questa non è la D e per un pezzo di partita contro il Cesena Baraye sembrava averlo anche capito. Perché per valicare il muro eretto da Castori e superare gli ostacoli che il Cesena aveva piazzato nella propria metà campo, non è bastato aggirare l’avversario attraverso azioni che ne cingevano i fianchi. Il giro palla lento e prevedibile della squadra di D’Aversa, che ha comandato senza vincere la partita, si è infranto nel tentativo di verticalizzare e di disegnare tracce leggibili per gli attaccanti esterni che, quando hanno ricercato l’uno contro uno qualcosa di buono hanno ottenuto. 

Indietro non si torna, fare l’oracolo il giorno dopo è troppo facile. E nella fiera delle banalità si può aggiungere anche che è vietato lasciare altri punti per strada. La verità è che per come è costruita la squadra e per come la pensa il suo allenatore, il Parma ha bisogno di un giocatore che davanti riesca ad attaccare la profondità e a far salire la squadra e soprattutto a fare la cosa più importante: segnare. Perché è verissimo il teorema secondo cui chi meno subisce alla fine la spunta, ma non sempre se poi non fai gol. 

Baraye, tornando al discorso di cui sopra, rimane la certezza più solida di Roberto D’Aversa che a due giorni dalla partita studia la mossa migliore per sorprendere una squadra che in casa ne ha perse solo due su nove. Il senegalese, che sembra dare il meglio di se da posizione decentrata, rimane comunque generoso e al momento rappresenta forse la più grande sicurezza di Roberto D’Aversa che deve fare a meno per la quinta volta di Emanuele Calaiò, che a Bari non andrà


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